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Pensieri di Riccardo Bacchelli (1891-1985)

  • di Redazione
  • 16 dic 2016
  • Tempo di lettura: 1 min


In tempi di scarsi denari abbondano i consigli.


Anche la miseria è un’eredità.


Avete mai sentito di quello che sotto la forca domandò: “Il nodo scorre?”.


Non è elegante quando si ha una superiorità, farla notare, ma è da screanzati mettere uno nella necessità di farla rilevare.


Averle perse tutte, le speranze, gli dette la stessa pace che averle tutte intatte.


L’agricoltura è l’arte di saper aspettare.


E quanto a esperienza, è quel che ci rimane dopo che si è perso tutto il resto.


Sapersi astenere dalla discussione, primo passo della saggezza dei popoli e degli individui, dei governi e delle famiglie


Accade nella vita di filosofare male, di filosofare troppo, di filosofare fuor di luogo.


Gli stupidi impressionano, non foss’altro che per il numero.


La verità è come il cauterio del chirurgo: brucia, ma risana.


I figlioli imparano sempre assai più cose di quelle insegnate; e sono i figlioli a conoscere i genitori, non il contrario.


Ci sono secoli inquieti, secoli sicuri, secoli disastrosi, secoli trionfali, secoli bui, secoli luminosi; secoli felici non ce n’è.


L’uomo discreto, quando s’è accorto d’esser gradito, non si fa invitare due volte; ma da questo ci corre a invitarsi da sé.


Dar le colpe agli altri è vanità. L’orgoglio vuol che sian suoi anche gli errori.

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