Pensieri di Doris Lessing (1919-2013)
- di Redazione
- 13 dic 2016
- Tempo di lettura: 2 min

È mai esistita una generazione che non abbia osservato, stupefatta – anche se ormai dovrebbe essere un dato acquisito – gli arrabbiati, i delinquenti e i ribelli della propria gioventù diventare i rappresentanti delle posizioni più moderate?
Possiamo abituarci a qualsiasi cosa; va bene, è un luogo comune, ma forse bisogna viverle, certe esperienze, per coglierne fino in fondo l’orribile verità.
Mi rendo conto di aver vissuto momenti della storia che sembravano immortali. Ho visto il nazismo di Hitler e il fascismo di Mussolini, che sembravano destinati a durare mille anni. E il comunismo dell’Unione Sovietica, che si credeva non sarebbe finito mai. Ebbene tutto questo oggi non esiste più. E allora perché mi dovrei fidare delle ideologie?
Detesto il fatto che gli uomini debbano essere classificati in laburisti, conservatori, socialdemocratici o di sinistra. Le ideologie, come le fedi, hanno fatto e continuano a fare un’immensa quantità di male. Poi grazie a Dio tramontano e scompaiono.
È dai falliti e dagli sconfitti di una civiltà che se ne possono meglio giudicare le debolezze.
Nessuno di voi chiede qualcosa, ma tutto, e solo finché ne avete bisogno.
Quello che le femministe vogliono da me è qualcosa che loro non hanno preso in considerazione perché proviene dalla religione. Vogliono che sia loro testimone. Quello che veramente vorrebbero dirmi è “Sorella, starò al tuo fianco nella lotta per il giorno in cui quegli uomini bestiali non ci saranno più”. Veramente vogliono che si facciano affermazioni tanto semplificate sugli uomini e sulle donne? In effetti, lo vogliono davvero. Sono arrivata con grande rammarico a questa conclusione.
Tutti noi ricordiamo quel tempo. Non fu diverso per me da quel che fu per gli altri. Eppure, continuiamo a raccontarci in ogni particolare gli eventi che abbiamo condiviso, e ripetendo, ascoltando, è come se dicessimo: «Fu così anche per te? Allora è vero, fu proprio così, deve essere stato così, non era un mio sogno». Concordiamo o discutiamo come persone che hanno visto creature straordinarie durante un viaggio: «Hai visto quel grosso pesce azzurro? Ah, quello che hai visto tu era giallo!
Felicità? È una parola che, di tanto in tanto, nella mia vita, ho raccolto, ho osservato – ma mai l’ho scoperta sotto le stesse sembianze.
Gli anziani tendono a non vedere – l’hanno dimenticato! – l’essere nascosto nella giovane creatura, il più forte e più potente fra i personaggi che abitano un corpo adolescente, l’essere che istruisce, sceglie l’esperienza – e protegge.
Afflizione – sì, un atto di profondo dolore, ecco cos’è.
Quanto è facile, a chi ne è privo, dimenticare l’amore, la gioia, il gusto di vivere.
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